Molti dei rimedi adottati dopo un trauma per sentirsi meno ansiosi, depressi e vulnerabili aggravano il problema anziché risolverlo.
Ogni anno in Italia vengono messe a segno circa 30.000 rapine e si verificano 150.000 incidenti stradali nei quali si registrano più di 3000 vittime e decine di migliaia di feriti; più di 4000 donne denunciano una violenza sessuale, in media circa 10 al giorno, e ci sono buone ragioni per credere che il dato sia sottodimensionato visto che, secondo le stime, il 90% delle vittime restano in silenzio a causa della vergogna e della paura di non essere credute. Eventualità, quest’ultima, non del tutto improbabile a causa di una certa cultura che ancora oggi attribuisce parte della responsabilità a chi subisce questo reato.
Rapine, incidenti stradali e violenze sessuali sono in grado di produrre un trauma, ma possono farlo anche le aggressioni, gli incidenti sul lavoro, gli atti di bullismo e d’umiliazione. E, naturalmente, i disastri naturali. I terremoti, per esempio, regolari in un territorio sismico come il nostro.
Anche il semplice testimone di un evento può subire un trauma. Medici, infermieri, vigili del fuoco, operatori della Protezione Civile e della Croce Rossa, inquirenti, carabinieri e poliziotti sono in particolar modo esposti a questi “traumi indiretti”, prestando soccorso ai sopravvissuti di calamità naturali, di rapine, di tentati omicidi e di incidenti stradali o frequentando ogni giorno scene di crimini efferati.
Ogni nuova informazione impone al cervello di reagire per ritrovare un equilibrio in quanto crea una “perturbazione”. Per questo non amiamo cambiare idea né fare esperienze troppo distanti dal nostro modo di pensare.
Un episodio traumatico causa alla mente uno stato di particolare disordine, per cui nelle ore o nei giorni che seguono è normale avere ansia, ottundimento emotivo e confusione.
Queste reazioni, comunque, spesso sono momentanee. Nel corso della vita il 51% delle donne e il 61% degli uomini si trovano a vivere esperienze traumatiche. Di questi, però, solo l’1-5% sviluppa i sintomi del Disturbo da Stress Post Traumatico. Che, fra l’altro, in circa la metà dei casi scompare nel giro di 3 mesi anche senza l’aiuto di particolari trattamenti farmacologici o psicoterapeutici.
Sono numerose le ragioni per cui non sempre lo scorrere del tempo basta a lenire gli effetti di un trauma. Innanzitutto ciascuno di noi, anche per via del proprio temperamento, ha una specifica vulnerabilità.
Inoltre è importante il tipo di evento. In effetti sembra che i traumi causati intenzionalmente da altri siano quelli che con più facilità scatenano i sintomi del Disturbo da Stress Post Traumatico. Più del 50% delle vittime di stupri e di aggressioni fisiche, infatti, ne soffrono.
Se hai vissuto un episodio che ti ha fatto sentire vulnerabile o in pericolo di vita, rispondi a queste domande:
Se hai risposto in modo affermativo a una o più delle precedenti domande è probabile che tu abbia un trauma, se hai risposto sì a molte o tutte potresti avere il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Se così fosse il consiglio è di rivolgerti al tuo medico di fiducia o allo psicoterapeuta. I sintomi del PTSD che permangono per più di 3 mesi hanno una probabilità di diventare cronici, a meno di non intraprendere un trattamento specifico.
Dopo il trauma è possibile che ti sia abituato a fare qualcosa per essere meno ansioso, depresso, alienato, sfiduciato o vulnerabile. Alcuni di questi comportamenti, tuttavia, potrebbero impedirti di stare davvero meglio. Prova a rispondere a queste 5 domande.
1 Utilizzi rimedi esterni per liberarti di certe emozioni? Se hai avuto un trauma è probabile che tu abbia forte ansia o, addirittura, attacchi di panico. Magari non riesci a dormire e sei tanto teso da sobbalzare allo squillo del telefono o allo sbattere di una porta. Oppure, al contrario, senti un vuoto grande e continuo. In risposta, potresti aver cominciato a bere in eccesso, a consumare sostanze come hashish, marijuana, cocaina o ad assumere con regolarità farmaci tranquillanti, per esempio quelli a base di benzodiazepine.
perché non dovresti farlo più utilizzi agenti esterni per regolare le emozioni, più ti convincerai di non essere in grado di farlo da solo. Il rischio è che, a conti fatti, ti ritrovi con due problemi, il trauma e una dipendenza. Inoltre, anestetizzare le emozioni non le fa davvero sparire: è come se chiudessi a chiave in una stanza oggetti ingombranti di cui sei convinto di non poterti disfare o con i quali non credi di riuscire a convivere. Anche riuscendoci, sarai pur sempre consapevole che quegli oggetti sono là e, oltretutto, non sarai più del tutto padrone a casa tua.
2 Eviti luoghi, attività o persone collegate al trauma? Che il superstite di un terremoto non voglia più vivere in una zona sismica è del tutto comprensibile e si può anche capire il testimone di una rapina in banca che si rifiuta di entrarci di nuovo o la vittima di un’aggressione notturna che evita in ogni modo di trovarsi fuori casa dopo il tramonto.
perché non dovresti farlo gli evitamenti, alla lunga, causano più problemi di quanti ne risolvono perché impediscono di tornare a una vera normalità. Se hai subito una violenza sessuale, per esempio, potrebbe essere difficile avere rapporti con il tuo partner anche se lo conosci bene e sai che non rappresenta una minaccia. Se eviterai questo tipo di contatti, però, l’intimità diventerà qualcosa di sempre più impraticabile. Gli evitamenti, in cambio di un momentaneo sollievo, esigono contropartite costosissime, fra cui la libertà.
3 Metti in pratica azioni per rassicurarti? Tipici del dopo-trauma sono anche i cosiddetti comportamenti protettivi. Un sopravvissuto a un’aggressione che non esce di casa senza avere con sé uno spray urticante mette in atto un comportamento protettivo così come chi, dopo un terremoto, consulta di continuo il web per restare aggiornato sugli ultimi eventi sismici o fissa i lampadari per coglierne la minima oscillazione.
perché non dovresti farlo i comportamenti protettivi, anche se sembrano efficaci, in realtà rendono l’ansia più forte. Pensaci: girare con uno spray urticante non è come dire a se stessi che il mondo non è un luogo sicuro e che si è vulnerabili? Come si può essere tranquilli con convinzioni come queste?
4 Cerchi di sopprimere o evitare i ricordi dell’accaduto? Se hai avuto un trauma forse cerchi di non pensarci. Ti distrai il più possibile, ti rifiuti di parlarne anche quando ne avresti bisogno e fai di tutto per sopprimerne i ricordi sul nascere. Tutto questo per impedirti di provare emozioni che temi di non sapere come gestire.
perché non dovresti farlo più si cerca di non pensare a qualcosa, più lo si fa. E il motivo è semplice: è impossibile cercare di scacciare un pensiero senza in qualche modo rievocarlo. Soppressione ed evitamento sono due fra i processi responsabili del rimuginio. Se è tua abitudine rimuginare ti sarai accorto che, quando lo fai, la tua mente si blocca in una palude di domande irrisolvibili o autocolpevolizzanti. Perché tutto questo è capitato a me? Cosa avrei potuto fare per evitarlo? Perché sono sopravvissuto? Le cose sono andate davvero come ricordo?
5 Ti isoli dal mondo perché non riesci più a sentirti come gli altri? Dopo un trauma si perde quella sorta di “ingenuità” di chi nella vita non ha avuto grossi scossoni. Potrebbe darsi che tu abbia cominciato a sentirti diverso, non capito, scollegato dagli altri o disinteressato a ciò che dicono. Con il tempo, vedendo che tutto ciò non passava puoi aver cominciato a restare in disparte, isolandoti dalle amicizie, dal tuo partner, perfino dai figli.
perché non dovresti farlo spesso chi ha vissuto un’esperienza sconvolgente perde di vista i propri valori, ciò a cui in passato attribuiva importanza e che riempiva la sua vita di significato. In questo modo, i sentimenti di vuoto e di mancanza di scopo proliferano. Tornare ad agire in base ai valori può non essere semplice perché richiede di restare centrati sul presente ed essere disponibili a provare tutte le emozioni, comprese quelle sgradite.
© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
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