Controllare gli spostamenti, il cellulare del partner e fargli domande trabocchetto sono solo alcune delle azioni che, chi non ha fiducia, mette in atto per rassicurarsi. Scopri le altre.
Cosa fanno le persone sfiduciate per accertarsi di non essere ingannate o tradite? Quali azioni compiono per assicurarsi che il partner stia dicendo la verità sui suoi sentimenti? Chiunque tenda a non fidarsi probabilmente conosce molto bene la risposta a queste domande.
Pur avendo la sana funzione di proteggerci dalle bugie, dal tradimento e dall’abbandono di coloro che in effetti non hanno buone intenzioni, la sfiducia, se generalizzata, produce molti più danni che benefici, impedendoci di stabilire relazioni intime e serene. Sapersi fidare delle persone che lo meritano, quindi, è una delle abilità necessarie per il benessere psicologico e forse la principale.
Affrontare il tema della sfiducia significa, inevitabilmente, considerare le azioni che essa ci porta a compiere. Infatti, mentre le ragioni per cui siamo sfiduciati hanno quasi certamente le loro radici nel passato, le azioni che compiamo e che possono essere responsabili del fatto che continuiamo a non fidarci risiedono, invece, nel presente. Abbiamo, quindi, la possibilità di cambiarle. Per questo, innanzitutto è importante conoscerle.
Le persone sfiduciate, comunemente, tendono a diffidare anche del proprio partner. Anzi, la sfiducia si esprime in misura maggiore proprio nelle relazioni intime. E’ frequente, in effetti, che le persone sfiduciate siano più rilassate nei confronti di conoscenti e amici di quanto non lo siano con il proprio compagno o compagna.
Come abbiamo visto in un’altra pagina, la sfiducia è un complesso di convinzioni e sentimenti che si forma, in genere, in tenera età o entro l’adolescenza per via di numerose possibili cause: storie d’amore travagliate, traumi, prese in giro da parte di coetanei, abusi sessuali o psicologici, oppure un accudimento disfunzionale da parte delle figure di riferimento. La sfiducia, quindi, si apprende. In altre parole si impara a non fidarsi. E si impara, di conseguenza, anche a proteggersi. Da cosa? Dall’inganno, dalle bugie e dal tradimento naturalmente, ma non solo. In effetti, chi non si fida teme soprattutto i sentimenti che potrebbero scaturire dall’essere ingannato o tradito: l’autobiasimo, l’umiliazione e il senso di solitudine. La maggior parte delle persone sfiduciate, quindi, teme più le conseguenze emotive del tradimento che non il tradimento in sé.
Spesso chi non si fida degli altri tende a mettere in atto peculiari scelte o comportamenti. Finendo, purtroppo, per rinforzare i sentimenti di sfiducia e, quindi, la propria insicurezza relazionale.
Azioni di “evitamento”. L’azione di evitamento per eccellenza è, ovviamente, decidere di non avere relazioni intime. L’intento di chi mette in atto questa scelta di vita potrebbe essere così riassunto: “Nessuno potrà ferirmi se non lo lascio entrare nella mia vita”. Evitare ogni relazione intima, tuttavia, non è l’unico evitamento e probabilmente non è nemmeno il più frequente. La maggior parte delle persone sfiduciate, infatti, ha relazioni e molte di loro si fidanzano e si sposano. Nonostante instaurino legami, però, possono evitare di mostrarsi vulnerabili, per esempio non esprimendo al partner i propri sentimenti: “Se non mi mostrerò fragile, non potrà ferirmi”. Oppure evitando di confidarsi: “Se non gli farò sapere troppo, non potrà avere la meglio su di me”. Oppure, ancora, evitando di coinvolgersi emotivamente: “Se non mi lego, soffrirò meno per i suoi inganni e tradimenti, quando li metterà in atto”. Tutte queste forme di evitamento tendono a rafforzare il senso di pericolo nello stare insieme all’altro e, quindi, l’insicurezza.
Azioni di “resa”. Arrendersi alla sfiducia significa accettare incondizionatamente una visione del mondo in cui gli altri ingannano, manipolano, tradiscono ed eventualmente, alla fine, abbandonano. Le persone che agiscono o pensano in modo “arreso”, in genere, finiscono per fare coppia con partner distaccati, ipercritici, manipolativi. Nel peggiore dei casi, partner che maltrattano e abusano fisicamente e/o sessualmente. E’ molto difficile, dall’esterno, comprendere come queste persone possano accettare simili trattamenti; bisogna però considerare che, probabilmente, questo è il modello di relazione che hanno appreso fin da piccoli e che questa è per loro la dolorosa normalità: “Gli altri sono tutti così e non si può che rassegnarsi e sopportare”. Il fatto che le persone sfiduciate tendano a instaurare relazioni con partner emotivamente distaccati o “abusanti” innesca una sorta di circolo vizioso in cui le convinzioni di sfiducia si rafforzano e quindi anche l’insicurezza.
Azioni di “ipercompensazione”. Chi ipercompensa cerca di contrastare la paura del tradimento, dell’abbandono e dell’inganno agendo in “contrattacco”. Alcune di queste azioni mirano a verificare le reali intenzioni del partner: controllare il suo cellulare, seguirlo negli spostamenti, fargli domande a trabocchetto per accertare se, quando è solo, sia davvero dove ha dichiarato di essere. Un’altra strategia ipercompensativa è metterlo alla prova sui suoi reali sentimenti. Ci si può, per esempio, mostrare bisognosi per vedere se il partner è presente (“Se gli importa davvero di me, soddisferà ogni mio bisogno”). Altre azioni, invece, sono attacchi preventivi veri e propri. Per esempio, alcune persone tradiscono per prime allo scopo di ripararsi dal tradimento altrui: “Se tradisco per primo, non soffrirò troppo quando, a mia volta, subirò il tradimento o l’abbandono”. In questo caso, la sfiducia nei confronti del partner sta proprio nel pensare che egli, prima o poi, debba per forza tradire o abbandonare. Il caso più estremo di ipercompensazione, infine, è compiere abusi sul partner. Così, da abusati ci si trasforma in abusanti. Come dire: “L’unico modo per evitare di essere feriti è ferire per primi”. Probabilmente è proprio questa la ragione che spiega il fatto che, molto spesso, le persone che compiono abusi sono state a loro volta abusate in epoche precedenti. Anche le azioni ipercompensative, come quelle di evitamento e di resa, rafforzano la convinzione di non potersi fidare di chi ci è accanto, finendo anche in questo caso per rafforzare l’ansia relazionale e l’insicurezza.
© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
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