Si parla di Disturbo dell’Erezione quando, in almeno il 75% dei casi, non si raggiunge un’erezione soddisfacente o non si riesce a mantenerla fino al compimento del rapporto.
L’erezione del pene è un meccanismo molto complesso poiché coinvolge, allo stesso tempo, il sistema endocrino, quello vascolare e quello nervoso. E’, infatti, il risultato dell’azione combinata di ormoni (fra cui il testosterone), di un adeguato afflusso di sangue al pene e di impulsi nervosi da e verso il cervello.
Non bisogna scordare, inoltre, che come molte altre funzioni fisiologiche l’erezione è influenzata dalla sfera psicologica. E’ noto come particolari stati d’ansia o dell’umore, convinzioni sul sesso e processi attentivi volontari o involontari siano in grado di influenzarne la durata e la frequenza e, in alcuni casi, di impedirla.
Nel web, e non solo, abbondano le pubblicazioni sul tema. Purtroppo in alcune di esse la disfunzione erettile è erroneamente assimilata all’impotenza mentre in altre ancora è addirittura confusa con l’eiaculazione precoce e con l’infertilità, condizioni che naturalmente possono presentarsi in combinazione con la disfunzione erettile ma che ne sono ben distinte. In questa pagina cercheremo di affrontare l’argomento in dettaglio, innanzitutto distinguendo la disfunzione erettile dovuta a fattori medici da quella dovuta a fattori psicologici e, di seguito, chiarendo i criteri per una corretta diagnosi di quest’ultima.
La linea di separazione fra disfunzione erettile prodotta da cause mediche e da cause psicologiche è, spesso, tutt’altro che netta. Una disfunzione erettile che insorge a causa di una patologia vascolare tenderà prima o poi, infatti, ad avere un effetto sul senso di autoefficacia, sull’umore e sull’ansia dell’individuo che, in una sorta di circolo vizioso, a loro volta peggioreranno le difficoltà erettili. Di contro, una disfunzione erettile dovuta all’ansia avrà ripercussioni negative sull’afflusso sanguigno necessario all’erezione. La disfunzione erettile che ha causa organica, quindi, non può che finire per avere effetti anche sulla sfera psicologica e viceversa. Tenuto conto di ciò, tuttavia, per convenzione si distinguono tre forme di disfunzione erettile:
1 La disfunzione erettile organica, cioè principalmente dovuta al malfunzionamento di uno o più dei sistemi: nervoso, endocrino, vascolare. Le patologie in grado di causarla sono diverse; a titolo d’esempio citiamo l’ipogonadismo, il diabete, l’insufficienza renale cronica, l’ipertensione, alcune forme di cardiopatia e la sclerosi multipla. Anche l’obesità è correlata con i problemi dell’erezione. Proprio in virtù di tale varietà di cause è sempre consigliabile rivolgersi, in primis, al medico specializzato che possa valutare il quadro clinico ed, eventualmente, impostare l’adeguata terapia.
2 La disfunzione erettile indotta da farmaci o sostanze. L’impiego di farmaci antidepressivi (triciclici o serotoninergici), antipertensivi (alfa e beta bloccanti) o ad azione antiulcerosa potrebbe avere effetti negativi a lungo termine sulla capacità erettile così come, naturalmente, l’utilizzo di sostanze stupefacenti quali la cocaina, l’eroina e il metadone e l’utilizzo di sostante psicoattive in generale, come l’alcool e il tabacco.
3 La disfunzione erettile psicogena, cioè dovuta a condizioni psicologiche quali: bassa autostima, ansia prestazionale, mancanza di abilità assertive, convinzioni negative o rigide sul sesso, processi attentivi o cognitivi volontari o involontari. La difficoltà d’erezione dovuta a cause psicologiche è detta Disturbo Maschile dell’Erezione e sarà approfondita di seguito.
Definire con precisione la disfunzione erettile di natura psicologica richiede, innanzitutto, che se ne dia il nome corretto, che è Disturbo dell’Erezione o, ancor meglio, Disturbo Maschile dell’Erezione. Con questa terminologia il problema è conosciuto in ambito psicoterapeutico, psichiatrico e medico in tutto il mondo. In accordo con il manuale DSM-5 può essere fatta diagnosi di questo disturbo se, nel 75% o più delle situazioni, si verifica almeno una delle seguenti tre condizioni.
Inoltre, la diagnosi dovrebbe considerare ulteriori 3 fattori:
1. La gravità del problema, che convenzionalmente si definisce “lieve” nel caso in cui, per esempio, si verifichi la perdita non completa dell’erezione nel 75% o più dei casi; “moderata” se si riscontra calo o perdita di erezione in più dell’80% dei casi o “grave” nel caso in cui, invece, il mancato raggiungimento di una completa erezione si verifichi in più del 90% dei casi.
2. La cronicità del problema: cioè se esso perdura fin dalle prime esperienze sessuali o se è stato “acquisito” successivamente, per esempio a seguito di un trauma, di un lutto oppure dopo la fine o l’inizio di una relazione.
3. La specificità del problema: se esso si presenta in modo “generalizzato”, cioè a prescindere dalla situazione oppure se è “situazionale”, cioè influenzato da particolari condizioni, per esempio la novità del partner o l’assenza di determinate stimolazioni sessuali.
Il Disturbo Maschile dell’Erezione non dovrebbe essere diagnosticato se i sintomi non perdurano per almeno 6 mesi. Si consiglia sempre, tuttavia, un intervento precoce sul problema poiché, così facendo, la prognosi risulta migliorata. Il disturbo non dovrebbe essere diagnosticato nemmeno nel caso in cui la causa della disfunzione erettile sia attribuibile ad una condizione medica, all’utilizzo di sostanze o farmaci oppure alla presenza di significativi fattori di stress (personali o interpersonali). Per questo motivo, prima di porre diagnosi il clinico dovrebbe ampliare la propria indagine considerando la condizione globale del paziente, in particolare per stabilire l’eventuale presenza di:
© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
leggi altro su