disturbi d'ansia e ossessivi

Perché si diventa fobici sociali… e cosa accade dopo

La sensibilità alle critiche è una conseguenza naturale del desiderio di considerazione che tutti, più o meno, abbiamo. Ma cosa accade quando questo bisogno è tale da suscitare un vero e proprio terrore del giudizio?

fobia sociale cause rimedi

Il programma dei tuoi amici è una cena al ristorante e poi… locali notturni, fino all’alba: è sabato sera e tu sei alle solite, già dal pomeriggio ti è passata la voglia di uscire. Forse, ti dici, sarebbe meglio avvisarli che non ci sarai, inventare una scusa qualsiasi. Al solo pensiero ti prende il panico e lo sconforto: ti vedi in mezzo alla folla, con le mani in mano, lo sguardo dei presenti puntato addosso. Ne sei sicuro, passerai per uno che non ci sa fare, un vero disadattato.

Tutti incontriamo qualche difficoltà nell’affrontare questa o quella situazione. Pur accettando di farlo, per esempio, potremmo non amare parlare al microfono, sostenere colloqui di lavoro, frequentare contesti formali. Queste sono forme lievi, non invalidanti, di ansia sociale.

Con l’espressione Fobia Sociale, invece, si intende il timore eccessivo di quelle circostanze che prevedono interazioni o una performance e che porta a evitarle o, nel migliore dei casi, ad affrontarle con enorme stress. Una condizione piuttosto diffusa, che riguarda circa una persona su dieci.

In genere è intorno ai 15 anni che il problema si manifesta o, meglio, inizia ad apparire evidente. Un adolescente fobico sociale, di solito, sembra isolato: esce di rado dopo scuola e, ancora meno, la sera; non ha contatti con l’altro sesso e ha pochi o nessun amico; si dedica quasi esclusivamente a occupazioni casalinghe: fumetti, serie tv, videogiochi.

Spesso, comunque, alcuni segni premonitori si notano già in infanzia: la ritrosia ad avere a che fare con gli sconosciuti, la difficoltà a integrarsi con gli altri bambini, l’eccessivo timore della critica.

Se non trattata la Fobia Sociale ha, spesso, un decorso cronico, sopravvive all’adolescenza e limita la vita da adulti. Un dato, in particolare, rende l’idea: circa due terzi dei fobici sociali non si sposa. Moltissimi, poi, sono coloro che abbandonano la scuola prima del tempo o che non si realizzano nella professione, accontentandosi di occupazioni ben al di sotto delle loro potenzialità.

Se sei fobico sociale, di certo ti sarai chiesto per quali ragioni tu lo sia diventato. Di seguito proveremo a rispondere a questa domanda.

Il ruolo dei geni e del temperamento

Attenzioni e considerazione positiva: chi può dirsi privo del desiderio di riceverne? Anche per te, senz’altro, sarà importante essere stimato, apprezzato. Non solo: essere alla pari rispetto a chi ti circonda, integrato. La sensibilità ai giudizi e la paura delle critiche sono conseguenze di questo umanissimo bisogno.

Qualcosa, insito nella nostra natura, ci induce a temere la disapprovazione altrui. Eppure, almeno finora, gli studi di neuroscienze non hanno fornito sicuri riscontri sui correlati neurobiologici della Fobia Sociale. Si osservano, e peraltro solo in taluni casi, disfunzioni sia serotoninergiche sia dopaminergiche ma non è chiaro se ciò sia la causa o, piuttosto, un effetto del problema.

L’ipotesi della base biologica della Fobia Sociale sembra avvalorata dal fatto che i bambini che ne soffrono hanno, in un terzo dei casi, genitori a loro volta fobici sociali. Nemmeno questo dato, tuttavia, permette conclusioni nette: l’ansia sociale del figlio potrebbe essere un effetto dell’esposizione al modello educativo fobico del papà o della mamma, più che dei geni.

Nonostante ciò, i genetisti sostengono la possibilità di una predisposizione biologica alla Fobia Sociale che si esprimerebbe, fin dalla nascita, nella tendenza a reagire con allarme a determinati stimoli. In effetti, ciascun infante ha un suo peculiare modo di attivarsi in risposta alle novità. Alcuni più di altri, per esempio, manifestano timore degli estranei, preferendo il continuo contatto dei genitori.

Kagan e collaboratori hanno rintracciato un tratto temperamentale, definito inibizione comportamentale per le novità (BI, behavioral inibition), che, a loro avviso, sarebbe alla base dell’atteggiamento timoroso tipico dei fobici sociali. Già a 2 anni i soggetti dei loro studi mostravano una significativa inibizione nelle situazioni sociali, misurata conteggiando il numero di scambi e interazioni. Osservati di nuovo all’età di 7 apparivano ancora restii a esporsi a contesti non famigliari, confermando la sostanziale stabilità di questo tratto.

Il ruolo delle esperienze precoci e dei modelli educativi

Una causa biologica indubbia della Fobia Sociale non è ancora stata individuata e, forse, non lo sarà mai. In definitiva si ritiene che i fattori genetici o temperamentali siano responsabili solo in parte del disturbo. Senz’altro una predisposizione può spiegare le differenze fra bambini nell’essere aperti o chiusi, motivati o timorosi, nel contesto delle interazioni sociali. Ma una persona è cosa ben diversa dal suo genoma e il cervello umano non è semplicemente programmato dai neurotrasmettitori.

Il tuo atteggiamento è anche frutto dei modelli educativi ai quali sei stato esposto, alle cure e alla protezione che i tuoi genitori ti hanno riservato, alle regole da loro impartite. Un bambino fatto sentire inadeguato avrà buona probabilità di diventare fobico sociale da adulto, a prescindere dalla sua biologia: l’autocritica e la sfiducia di sé, nel frattempo, saranno diventate abitudini mentali.

L’accudimento ricevuto, quindi. Ma non solo. Chi ti ha cresciuto ha rappresentato, per forza, anche un “modello”. Banale ma vero: un genitore che si ferma a socializzare con gli altri papà e mamme insegnerà al figlio l’agio nell’intrattenere rapporti ben più di uno che se ne sta seduto in disparte, su una panchina, con la testa affondata fra le pagine di un giornale.

In effetti il bambino osserva gli adulti apprendendo, giorno per giorno, modi di relazionarsi. Un genitore timido e preoccupato può trasmettere al figlio, senza volerlo, l’abitudine di percepire e subire quelle medesime emozioni.

Infine c’è l’esperienza diretta. La tua idea di relazione è anche frutto di ciò che hai vissuto in prima persona.

Non hai frequentato l’asilo nido, la scuola materna né altri luoghi d’aggregazione? Sei figlio unico? Da piccoli, vivere fra i coetanei o con fratelli, soprattutto se maggiori, facilita l’apprendimento di competenze sociali. I coetanei esercitano un ruolo determinante nel fornire esempi in tal senso, forse anche meglio degli adulti.

Potresti, poi, avere vissuto esperienze condizionanti. In effetti, circa il 60% dei pazienti con Fobia Sociale riferisce di episodi traumatici di critica o esclusione, per esempio umiliazioni da parte di un insegnante, oppure atti di bullismo. Molto spesso chi ha paura di parlare in pubblico ricorda un’interrogazione scolastica finita fra le risate dell’intera classe…

… Ma ci sono altre ragioni se ancora oggi, da adulto, sei fobico sociale

Ricapitolando: il bisogno d’approvazione è nella tua natura di essere umano; un certo temperamento potrebbe averti indotto, fin da piccolo, a percepire tensione in contesti sociali; modelli educativi non all’altezza, o traumi, possono averti trasmesso un’eccessiva sensibilità alla critica.

Tutte ragioni che possono spiegare perché da adolescente tu sia stato incerto, introverso, tanto bisognoso d’approvazione.

Purtroppo, però, su queste cause ormai perse nel lontano passato non puoi fare granché. Inoltre, come l’ansia sociale si esprime e ti limita nel momento attuale è più importante del perché, tempo fa, sia comparsa.

In precedenza abbiamo accennato alle abilità che si acquisiscono, da bambini e in adolescenza, interagendo con adulti e coetanei. Per “competenze sociali” s’intende la capacità di calibrare il proprio comportamento in base al contesto, di cogliere i segnali interpersonali e rispondervi con coerenza. In generale, possedere abilità sociali significa conoscere le regole sottostanti ai rapporti, saper agire in modo non passivo, affermando i propri bisogni senza scadere nell’aggressività. In una parola, essere assertivi.

Da bambino o da adolescente hai avuto scarse occasioni d’interazione al di fuori della famiglia? I tuoi modelli di riferimento erano, a loro volta, fobici o privi di adeguate competenze? Oppure assenti? Non è chiaro se il deficit di abilità che si osserva, spesso, nei fobici sociali, sia la causa oppure una conseguenza del problema, ma poco importa. Raffinarle potrebbe renderti più tranquillo nel momento del bisogno: se hai la percezione di saper fare qualcosa, ti sentirai più sicuro nel farla.

Comunque, ciò che determina l’ansia sociale è in particolare un certo insieme di abitudini mentali di cui potrebbe darsi tu nemmeno ti accorga, tanto sono radicate.

In momenti fatidici, per esempio, è probabile che tu ti sia portato a focalizzarti su dubbi ossessivi: “Stanno notando che sono agitato?”; “Che idea si staranno facendo di me?”; “Mi sto comportando nel modo giusto?”; “Sto dicendo sciocchezze?”. Ironia della sorte, spendere energie concentrandoti su queste domande è uno spreco che può recarti danno. Qualsiasi cosa tu stia provando a fare, se hai la mente altrove è difficile che ci riesca.

Inoltre, fissarsi sui possibili segnali di giudizio e disapprovazione contribuisce a mantenere alto lo stato d’allerta: lo spiacevole batticuore che ti deconcentra, il sudore delle ascelle che non riesci a nascondere, il tremore delle mani che ti sembra evidente, questi sono segni d’ansia comprensibilmente difficili da sopportare e che potrebbero indurti ad allontanarti dalla situazione. E una fuga rafforzerebbe la percezione di non essere in grado di stare fra la gente, innescando un pericoloso circolo vizioso di ansia ed evitamenti.

E non è forse vero che tutti ti sembrano più tranquilli, adattati, competenti e sicuri di te? Ebbene, è probabile che questa valutazione sia frutto di distorsioni cognitive: non cogli la loro tensione, minimizzi i loro errori, sei indulgente verso le loro inadeguatezze. Invece, condanni senza appello ogni tuo minimo difetto, vero o presunto che sia. Insomma, la tue valutazioni sono basate su un doppio standard, mancano di equità: a tutti, meno che a te stesso, concedi il privilegio dell’imperfezione.

Pensaci e noterai che il giudice più spietato sei proprio tu.

Le energie che impieghi per recuperare lucidità e nascondere l’ansia potresti risparmiarle, se solo prestassi meno fede alle tue convinzioni.

© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.

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