Secondo le statistiche, fra coloro che si rivolgono al pronto soccorso per i sintomi dell’infarto o dell’ictus, in realtà 7 su 10 hanno avuto un attacco di panico.
L’ipocondria è la paura di ammalarsi, di soffrire e di morire a causa di una grave malattia, si manifesta con l’ansia e, infatti, nei manuali diagnostici si trova sotto il nome di ansia connessa allo stato di salute. In realtà, però, l’ipocondria può essere ben più complessa ed esprimersi anche con le ossessioni, la disperazione, la depressione e la rabbia.
Il più delle volte, le preoccupazioni degli ipocondriaci vanno e vengono. Periodi di relativa tranquillità si alternano ad altri in cui la convinzione di essere malati è impermeabile al ragionamento e alle rassicurazioni, perfino a quelle fatte dagli specialisti.
Se sei ipocondriaco, è probabile che tu abbia paura di una di queste condizioni mediche:
Un episodio ipocondriaco può iniziare a seguito di uno “stimolo esterno”, per esempio aver visto alla tv un programma sulla salute, la notizia di un noto personaggio che è venuto a mancare all’improvviso o aver saputo che un conoscente si è ammalato e si sta sottoponendo a cure invasive.
O per effetto di uno “stimolo interno”, per esempio la paura di poter contrarre una patologia oppure la malinterpretazione di un sintomo fisico che ti fa pensare di essere già malato: un neo o una macchia della pelle che ti convincono di avere un cancro maligno, l’indolenzimento delle gambe che ti fa temere una trombosi, un’improvvisa confusione mentale che scambi per un principio di Alzheimer.
Può capitare che la paura di avere una grave malattia sia così forte da causare un attacco di panico. Per spiegare come ciò sia possibile supponiamo che, chiacchierando con un conoscente, tu venga a sapere che un vostro coetaneo ha avuto un problema cardiaco ed è ricoverato in ospedale. Se il tuo più grande timore è l’infarto, questa notizia potrebbe attivarti uno o più pensieri automatici fra i seguenti:
Immaginiamo che queste preoccupazioni, ben radicate in te, ti causino i sintomi dell’ansia e che tu ti accorga che hai il cuore che batte in modo veloce e irregolare, il viso accaldato, le mani e i piedi gelati.
Preoccupato per questi sintomi, potresti sospettare di stare davvero per avere un infarto. Allora, l’ansia potrebbe aumentare e produrre, per esempio, la cosiddetta “fame d’aria”, che è la sensazione che i polmoni non riescano a riempirsi o espandersi a sufficienza.
All’improvviso, quella che all’inizio era solo la preoccupazione di un’eventuale cardiopatia, si farebbe strada come un’erronea ma assoluta certezza.
In risposta, l’ansia potrebbe crescere ancora, causare tensione muscolare nella zona del torace e darti dolore o senso di costrizione.
Questi e i sintomi precedenti, sommati, costituiscono l’attacco di panico. Nella figura seguente è illustrata la serie di eventi appena descritti che, come anelli di una catena, si susseguono con estrema rapidità.
Per via di alcune apparenti somiglianze, spesso chi ha attacchi di panico si convince di soffrire di una cardiopatia. Se temi l’infarto e, in passato, hai creduto di averne uno, è possibile che ti sia recato in ospedale ma che gli accertamenti non abbiano rivelato alcunché. Ciò è molto frequente.
Può sorprendere ma, fra coloro che entrano in pronto soccorso per presunti problemi cardiaci, in realtà 7 su 10 hanno avuto un attacco di panico. Gli operatori sanitari sono esperti nel cogliere la base ansiosa nascosta dietro i sintomi fisici e a volte, dopo gli accertamenti dovuti, somministrano tranquillanti. Terapia che, il più delle volte, lascia sorpresi e insoddisfatti questi pazienti che, anche dopo le rassicurazioni dei medici, non riescono a smettere di pensare di avere una grave patologia.
L’ipocondria può scatenare il panico anche nel caso in cui sia incentrata sugli ictus o su altri accidenti cerebrovascolari.
Supponiamo che, mentre sei al lavoro, ti venga una forte emicrania. Ciò potrebbe accadere per via della stanchezza, delle preoccupazioni, della giornata stressante che sembra non avere fine o per mille altre ragioni. Tuttavia, se l’idea di un ictus ti spaventa a morte, è possibile che il mal di testa inneschi le tue convinzioni ipocondriache:
Una conseguenza di questi pensieri può essere l’iperventilazione, che è l’eccessiva frequenza respiratoria responsabile di numerosi sintomi dell’ansia, fra cui il senso di sbandamento.
La percezione di avere problemi d’equilibrio potrebbe convincerti di avere un grave problema al cervello, agitarti e quindi indurti, involontariamente, a iperventilare ancora di più. Al senso di sbandamento potrebbero aggiungersi, così, anche le vertigini e i capogiri, che trasformerebbero sempre più in una certezza il dubbio di un accidente cerebrovascolare.
Il sempre maggiore squilibrio fra ossigeno e anidride carbonica, indotto dall’iperventilazione, determinerebbe l’impossibilità, per i globuli rossi, di rilasciare l’ossigeno ai tessuti, anche a quelli del cervello. Da qui la vista sfuocata, l’aumentata percezione della luminosità, la derealizzazione. Sommati ai precedenti, questi sintomi si configurano come un attacco di panico.
Fra le tante paure ipocondriache, quelle per l’infarto e per gli ictus sono le più correlate al panico, mentre quelle per le patologie oncologiche, endocrinologiche o degenerative lo sono molto meno. Se vuoi conoscere il motivo, continua con la lettura.
somiglianza Un attacco di panico è caratterizzato da palpitazioni, tremori alle mani e alle gambe, fame d’aria e senso di soffocamento, costrizione al petto o dolore addominale, sbandamento, sensazione di perdere l’equilibrio e di cadere. La convinzione che questi sintomi siano dovuti a una grave patologia è motivo di ulteriore ansia ed è ciò che più spaventa chi li ha. Alla base dell’episodio ipocondriaco vi è la stessa malinterpretazione di sintomi fisici, per esempio un neo scambiato per un cancro o il tremore delle mani per l’esordio del Morbo di Parkinson.
differenza Molti ipocondriaci temono per il futuro più che per l’immediato presente. La loro paura tipica è ammalarsi, perdere la salute e l’autonomia e, solo in ultimo, morire. Mentre chi ha l’attacco di panico pensa “Sto morendo”, essi pensano “Soffrirò in modo insopportabile e poi morirò”. Le ipocondrie incentrate sulle patologie oncologiche, endocrinologiche e degenerative hanno, in particolare, questa prospettiva temporale dilatata che rende difficile l’insorgenza di veri e propri attacchi di panico i quali, per definizione, sono la reazione d’ansia acuta di fronte a un pericolo imminente.
somiglianza Come chi ha il panico, anche gli ipocondriaci possono avere sintomi fisici tangibili.
differenza Nell’attacco di panico, i sintomi sono del tutto psicofisiologici, cioè dipendono dalla tensione e dall’ansia: è quest’ultima, per esempio, a produrre la tachicardia e, ugualmente, è il timore che la tachicardia sia un segno di infarto a farla aumentare. Nell’ipocondria, invece, essi riguardano più spesso organi specifici o distretti corporei come l’epidermide, i polmoni, i muscoli, lo scheletro, il sistema nervoso. Dolori addominali o accessi di tosse appaiono come avvisaglie di un cancro all’intestino o ai polmoni, disturbi transitori della vista sono confusi con una malattia degenerativa degli occhi. I sintomi fisici che innescano l’episodio ipocondriaco, inoltre, sono più indipendenti dall’ansia: la convinzione che un neo sia maligno di certo non fa sì che le sue dimensioni crescano. Esistono, comunque, eccezioni. Per esempio, gli spasmi muscolari che molti ipocondriaci scambiano per l’inizio della SLA sono causati e intensificati dalla tensione.
somiglianza Sia coloro che hanno attacchi di panico, sia gli ipocondriaci imparano ad attuare strategie per proteggersi dalle loro paure.
differenza Coloro che soffrono di panico, in genere, cercano di impedire il ritorno di altri attacchi per mezzo di evitamenti: smettono di bere alcolici e caffè, di guardare film ad alto contenuto emotivo, di frequentare i luoghi e le situazioni in cui, in precedenza, si sono verificati gli attacchi. Gli ipocondriaci, invece, controllano le loro paure sottoponendosi a check-up, richiedendo analisi ed esami approfonditi o consultando il web per fare autodiagnosi e cercare cure. Anche a questa differenza, tuttavia, vi sono eccezioni. Alcuni ipocondriaci utilizzano l’evitamento e stanno lontani dai dottori, dagli ospedali e dagli esami, perfino dalle analisi di routine come quelle del sangue, evitano gli sforzi fisici o certi movimenti e, per paura di notare segni di malattia, fanno di tutto per non prestare attenzione al loro corpo, fino a trascurarlo.
© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
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