Chi ha la fobia del sangue e delle siringhe, durante i prelievi può arrivare a perdere i sensi. La causa è la sincope vasovagale, un rimedio può essere la tecnica dell’applicazione di tensione.
Seduto su uno degli scomodi seggiolini di plastica allineati contro il muro, da venti minuti stai fissando la porta della stanza dei prelievi. All’interno, una paziente si sta sottoponendo all’esame ed è ormai l’ultima, prima che tocchi a te. “Fra poco ci siamo!”.
Vorresti alzarti e scappare… ma già altre due volte hai prenotato e poi disdetto. Ti rifiuti di farlo ancora.
Il fatto è che hai il terrore degli aghi. Proprio non li sopporti. Distendere il braccio, lasciare che la sottile e dura punta di metallo della siringa scompaia dentro la carne del braccio. E restare immobile, mentre il sangue defluisce dal corpo... Basta questa immagine perché le forze ti abbandonino.
D’un tratto la porta si apre, un’infermiera pronuncia il tuo nome. Una, due volte. Sei tentato di non risponderle. Alla fine ti alzi e ti avvicini a passi incerti, come se stessi camminando su una fune, sospeso nel vuoto.
La fobia del sangue e delle siringhe e senz’altro molto diffusa. Secondo le stime ne soffre il 4% delle persone, cioè circa due milioni e mezzo di italiani.
Come nasce? Al pari di quella dei serpenti, delle altezze e dei luoghi chiusi è una fobia “naturale”. Insomma, siamo biologicamente predisposti a mal sopportare la vista del sangue, a maggior ragione se è il nostro… Ma, come tutte le altre, anche questa si può apprende per condizionamento, per imitazione o per autoinduzione.
Come si cura? Se sei abituato a evitare i prelievi, forse nel tempo ti sarai “sensibilizzato” alla vista degli aghi e del sangue proprio come chi ha paura dei cani, facendo di tutto per starne alla larga, diventa sempre meno capace di tollerarne la presenza. Per superare la fobia dovresti, al contrario, esporti con gradualità.
Riassumendo, la fobia del sangue e delle siringhe non è poi tanto diversa dalle altre. Inizia per ragioni simili, si supera allo stesso modo. Ma c’è qualcosa che la rende particolare: l’eventualità di perdere conoscenza, fatto che può avverarsi a causa della sincope vasovagale.
Quando sei in ansia sudi, ti viene il batticuore, la bocca secca e una gran voglia di dileguarti. Questi e altri sintomi costituiscono la cosiddetta risposta d’attacco o fuga, cioè l’insieme di alterazioni fisiologiche utili a renderti reattivo, più efficace a combattere o a dartela a gambe.
La risposta d’attacco o fuga è biologica, innata e universale. Si verifica in modo simile in tutti i mammiferi. Quali situazioni possono suscitarla? Tutte quelle che, per abitudine, consideri pericolose; che lo siano o meno. Se hai l’aracnofobia, per esempio, può bastare la semplice vista di un innocuo ragnetto.
Un improvviso innalzamento della frequenza cardiaca, della tensione muscolare, della pressione arteriosa, della concentrazione d’adrenalina e di glucosio nel sangue. Questa è la risposta d’attacco o fuga che, di solito, raggiunge l’apice per poi calare e scomparire, entro qualche minuto, al “risolversi” della minaccia.
Tuttavia, nella fobia del sangue e delle siringhe tale risposta tensiva può sfociare nella cosiddetta sincope vasovagale.
Per capire la sincope vasovagale occorre che tu conosca la differenza funzionale fra il Sistema Nervoso Ortosimpatico e il Sistema Nervoso Parasimpatico. Il primo è responsabile delle reazioni d’allarme, il secondo entra in azione per ripristinare i normali parametri fisiologici. Ogni volta che ti rilassi è grazie al Sistema Nervoso Parasimpatico.
La sincope vasovagale è la conseguenza dell’improvvisa, brusca attivazione del Sistema Nervoso Parasimpatico, del repentino calo della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa che causano una momentanea carenza d’ossigeno al cervello. Risultato: d’un colpo le forze ti vengono a mancare e, intorno a te, tutto sfuma.
Una precisazione, prima di continuare. Lo svenimento appena descritto non ha effetti sulla salute e non è dovuto a patologie cardiache o cerebrali. Inoltre è quasi sempre breve, assomiglia più a un temporaneo blackout che a una vera e propria perdita di conoscenza: pochi istanti adagiato in posizione supina sono sufficienti a tornare vigile.
Se sospetti che i tuoi svenimenti dipendano da altre cause rivolgiti al medico e chiedigli una visita cardiologica.
Le ragioni della sincope vasovagale di fronte al sangue e alle siringhe non sono del tutto note. Si ritiene che, in generale, taluni siano più predisposti di altri a rispondere con la perdita dei sensi agli stimoli emozionali intensi. Una suggestiva teoria, cara ai biologi evoluzionisti, sostiene che lo svenimento sia una sorta di difesa contro i predatori. Secondo questa prospettiva, la vista del sangue attiverebbe la percezione di essere in pericolo. La perdita di sensi sarebbe una “strategia” per simulare la morte e scoraggiare, così, l’aggressione da parte dei predatori che in effetti, per essere certi che la carne sia fresca, in genere si cibano solo di animali uccisi durante la caccia. Un indizio a sostegno di questa ipotesi? La sincope vasovagale può verificarsi anche a seguito di ferite.
Controllare il ritmo respiratorio è facile. Non potresti modulare la voce se non sapessi espandere e contrarre i polmoni a piacimento. Ma puoi anche alterare la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa: se ci pensi, basta un minimo di attività fisica per accentuare questi due parametri, o rilassarti per indebolirli.
Ebbene, puoi sfruttare questa possibilità per contrastare la sincope vasovagale. Vediamo come.
Se hai la fobia del sangue e delle siringhe, di certo l’ansia per il prelievo ti coglierà ben prima del fatidico momento, magari con ore d’anticipo, con il rimuginio, con la tensione, l’agitazione, l’iperventilazione.
Innanzitutto, allora, può essere utile imparare a rilassarsi, per esempio con la Tecnica della Respirazione Lenta:
Questo esercizio potrebbe bastare per impedire, a monte, l’eccessivo accumulo di tensione e quindi la successiva perdita di conoscenza.
Oppure no. Durante il prelievo potresti comunque accorgerti di uno o più di questi sintomi:
Questi sono segni prodromici della sincope vasovagale. Alla loro comparsa dovresti adottare la Tecnica dell’Applicazione di Tensione. Lo scopo, in sintesi, è contrastare la caduta di tono muscolare, di frequenza cardiaca e di pressione arteriosa causate dal Sistema Nervoso Parasimpatico, che sfoceranno nello svenimento. Ecco come.
La Tecnica dell’Applicazione di Tensione è davvero semplice. Di seguito, comunque, troverai la risposta a cinque possibili dubbi sull’esercizio.
Domanda: Come posso sapere se tendo i muscoli correttamente?
Risposta: Esercita singole parti del corpo, una alla volta, partendo dall’avambraccio. Trova il modo a te più congeniale per produrti tensione. Noterai il muscolo aumentare di volume o potrai verificarne l’indurimento al tatto. Fai lo stesso per le altre zone, in particolare le gambe e l’addome. In seguito allenati a tendere più parti assieme e, infine, l’intero corpo.
Domanda: Al termine dell’esercizio mi viene il mal di testa. Perché?
Risposta: La cefalea può essere il segno che hai applicato una tensione eccessiva e troppo prolungata. Diminuisci l’intensità dello sforzo e allunga l’intervallo di distensione fra una ripetizione e l’altra. Evita di contrarre i muscoli cervicali e della fronte.
Domanda: Non ho solo paura dei prelievi, ma anche delle iniezioni. In questo secondo caso, la rigidità muscolare non mi farà sentire più dolore?
Risposta: In effetti, applicando tensione nella zona interessata, l’iniezione può diventare più dolorosa. Per impedire che ciò accada mantienila distesa e tendi, invece, il resto del corpo.
Domanda: Come posso svolgere l’esercizio senza che si noti?
Risposta: Puoi imparare a produrti tensione muscolare senza cambiare postura, irrigidendoti. Fai una prova sui muscoli addominali, contraendoli e rilassandoli senza fare piegamenti. Con la pratica ti sarà possibile esercitare tensione isometrica su varie parti del corpo.
Domanda: Vorrei donare il sangue ma la fobia dei prelievi me lo impedisce. La Tecnica dell’Applicazione di Tensione potrebbe aiutarmi?
Risposta: Sì. Vista la maggiore durata dell’operazione non devi fare altro che ripetere i punti 1 e 2 finché necessario.
© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
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