Gli oggetti e le situazioni per cui si può sviluppare una fobia sono numerosissimi: gli animali repellenti come i ragni, i topi e i serpenti, la vista del sangue, i terremoti e tanti altri.
Sono numerosissimi gli oggetti o le situazioni di cui si può sviluppare una fobia e, infatti, moltissime persone soffrono di questo problema. In Occidente si stima che il 6-9% delle persone abbiano una qualche fobia, il che la rende probabilmente il disturbo psicologico più diffuso.
Si sa che, fin dalla tenera età, ogni bambino tende a reagire diversamente di fronte a stimoli nuovi: alcuni si allarmano, altri reagiscono con curiosità, altri sono portati a evitarli e a prediligere situazioni rassicuranti. Ciò avviene sia per ragioni genetiche, sia come conseguenza dell’esempio e dell’insegnamento dei genitori.
Le differenze individuali appena descritte potrebbero fare luce sul dato diffuso dall’American Psychiatric Association, secondo cui il 75% delle persone che soffrono di fobia temono 2 o più situazioni o oggetti e, addirittura, la media è 3. Per chi è fobico, in altre parole, il problema molto spesso riguarda diversi oggetti o situazioni e ciò potrebbe derivare dalla predisposizione di alcuni a rispondere con ansia agli stimoli.
Di seguito vediamo quali sono le principali categorie di oggetti e situazioni per cui è possibile sviluppare una Fobia Specifica.
In questa categoria rientrano le fobie per quegli animali comunemente considerati repellenti, come i serpenti. Chi ha la fobia per i rettili riferisce di trovarli pericolosi o sgradevoli d’aspetto, soprattutto per via dell’epidermide priva di peli e per la consistenza apparentemente viscida.
Anche molti insetti e affini possono essere oggetto di fobie: ragni, scorpioni, cavallette, cimici, scarafaggi pur nella loro innocuità possono essere considerati pericolosi o disgustosi. Chi ne ha fobia prova repulsione soprattutto per l’aspetto o la lunghezza delle zampe, per la forma del corpo o della testa, per il colore. Un’eccezione è l’ape; in questo caso, la paura è quasi sempre per le conseguenze che la sua puntura potrebbe produrre, in particolare lo shock anafilattico.
È più difficile, invece, che i mammiferi suscitino fobie, a parte il topo e il cane. Il primo è molto spesso descritto come un animale disgustoso per via del colore e della consistenza della coda e perché potenzialmente contaminante, a causa dell’habitat in cui vive; il secondo è temuto per la possibilità che possa aggredire o mordere.
In questa categoria rientrano le fobie nei confronti di situazioni naturali. Chi teme le altezze, per esempio, eviterà di certo di trovarsi sulla sommità di una rupe, di sporgersi quando si trova ad una certa quota d’altezza (per esempio sulla seggiovia) e per nessuna ragione al mondo si cimenterebbe in sport quali l’arrampicata o il lancio con il paracadute.
Un’altra fobia “ambientale” è quella verso l’acqua, come nel caso delle persone che evitano di nuotare in mare aperto o dove non possono toccare il fondo con i piedi. La maggior parte delle persone che non sa nuotare soffre proprio di questa fobia.
Oltre agli ambienti naturali possiamo annoverare in questa categoria anche le fobie nei confronti degli eventi naturali, non solo quelli catastrofici come i terremoti, gli uragani e le tempeste, ma anche i più comuni temporali.
Nel nostro Paese, che è ad alto rischio sismico, la fobia dei terremoti è molto diffusa e probabilmente la causa va ricercata nella sensazione di vulnerabilità che tale evento produce e nelle sue potenziali conseguenze: morire o restare feriti in modo grave, restare sepolti vivi sotto le macerie, perdere la stabilità finanziaria e i propri ricordi.
Queste fobie sono forse meno conosciute delle precedenti, ma chi ne soffre sa quale profondo terrore prova al momento di subire un prelievo di sangue.
In questa categoria rientrano tutte quelle fobie relative al dolore fisico e, quindi, la paura degli aghi, delle procedure mediche invasive, dalla vista del sangue, quando ci si ferisce o quando ci si sottopone a un prelievo o a una trasfusione.
Naturalmente, fra queste fobie sono incluse anche quelle nei confronti di dentisti e medici. Sottoporsi a un intervento chirurgico o odontoiatrico può rappresentare, per molti, una vera e propria tortura.
Per quanto riguarda gli interventi odontoiatrici, come l’otturazione e le estrazioni di denti cariati ma anche e soprattutto la più impegnativa installazione di impianti e protesi dentali, l’origine della fobia è ovviamente da individuare nella paura del dolore, soprattutto per via della fittissima innervazione delle gengive e dei denti che ne produce un’aumentata percezione. Nei casi estremi, l’attesa del dolore è vissuta così intensamente da far sì che, nonostante l’anestesia, il paziente riferisca di continuare a “sentire”.
A questa categoria appartengono fobie sviluppate non nei confronti di un oggetto, ma di una situazione. Le persone che hanno paura di volare in aeroplano, oppure di prendere l’ascensore, infatti, non temono questi oggetti in sé, ma di trovarsi sospesi in aria nel primo caso e chiusi in uno spazio ristretto nel secondo: cioè temono la situazione.
Le situazioni che possono provocare reazioni fobiche sono numerosissime, ma è possibile trovarvi un minimo comune denominatore, che è la sensazione contemporanea di vulnerabilità e d’impotenza. Chi teme di prendere l’aereo, infatti, si sente vulnerabile perché potrebbe precipitare, e impotente perché non avrebbe modo di prevederlo o impedirlo. Per quanto riguarda la fobia dei luoghi chiusi il discorso è simile: in questo caso la sensazione di vulnerabilità è scatenata dall’essere costretti in uno spazio ristretto e il senso d’impotenza è dovuto alla convinzione che, se succedesse qualcosa, non ci sarebbe modo di uscirne.
C’è, infine, un altro tipo di fobia situazionale, quella per contesti o attività sociali come parlare in pubblico o interagire con persone sconosciute o d’autorità. L’ansia provata in queste circostanze è, tuttavia, considerata a parte e prende il nome di Fobia Sociale.
In questa categoria sono incluse paure meno note delle precedenti ma che hanno, nonostante tutto, una certa incidenza. La paura di vomitare, di soffocare o di svenire sono esempi in tal senso e in certi casi sono collegabili a circostanze ben definite: per esempio, veder vomitare qualcuno, inghiottire per sbaglio una lisca di pesce durante il pranzo, subire un forte spavento. In questi casi, la persona fobica non teme tanto queste situazioni in sé quanto gli effetti che potrebbero avere su di lui, rispettivamente: farlo vomitare, soffocare, svenire.
Può anche accadere, però, che queste fobie non siano legate a specifiche circostanze ma che si colleghino, piuttosto, alla semplice eventualità di vomitare, soffocare o svenire. In questo caso diventano più “insidiose” e la relativa ansia rischia di essere più continua, resistente e portatrice di attacchi di panico.
© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
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